Leopardi, Pasolini, Saba uniti dal calcio

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Il gioco più bello del mondo, presente su www.lsbetbonus.com/bonus-febbre-del-calcio-lsbet.html,  ha spesso  ispirato anche i grandi della nostra letteratura.  Già in uno dei primissimi collegamenti letteratura-calcio viene spesso individuato nella poesia di Giacomo Leopardi  Ad un vincitore nel pallone del 1821. Qui il riferimento non è proprio al calcio moderno ma del “pallone col bracciale” dei tempi. Uno sport di squadra molto diffuso sino agli anno 20 del novecento.  La lirica leopardiana è dedicata al conte Carlo Didimi, futuro patriota mazziniano, uno dei più grandi giocatori in assoluto di questa disciplina. Al tempo delle prime Canzoni, il Leopardi credeva ancora in un possibile riscatto italico, e la metafora dello sport è utilizzata dal poeta per spronare gli italiani a destarsi dal loro ozio per onorare le patria così come fecero gli antichi eroi.

Pasolini quando svelò il suo amore per il calcio e le liriche di Saba

Passata alla storia l’intervista con Enzo Biagi e proprio in quell’intervista Pier Paolo Pasolini dichiarò: “Se non avessi fatto lo scrittore-regista, avrei voluto fare il calciatore. Nel campo era un giocatore generoso, nel ruolo di ala in cui correva tantissimo per la squadra. Forse poco fiuti per il goal, ma l’intelligenza linguistica del su calcio, dei suoi segni, della sua traduzione nel gioco, si concretizzava proprio in un servizio totale e continuo ai compagni, proprio per questo veniva conosciuto anche come “regista in campo” per le sue intuizioni brillanti, da vero dieci, un’analogia tra i lavori che non avrebbe potuto meglio spiegare l’intelligenza e la passione di un uomo estremamente preparato in tutto quello che faceva. Grazie a Umberto Saba, il calcio è riuscito a raggiungere anche molti scettici, unendo classi sociali diverse, insieme a seguire il gioco che ufficialmente ha in se anche la poesia. Ecco la poesia bellissima di Saba sul calcio, poco da aggiungere: buona lettura!

Squadra paesana

Anch’io tra i molti vi saluto, rosso-

alabardati,

sputati

dalla terra natia, da tutto un popolo

amati.

Trepido seguo il vostro gioco.

Ignari

esprimete con quello antiche cose

meravigliose

sopra il verde tappeto, all’aria, ai chiari

soli d’inverno.

Le angoscie

che imbiancano i capelli all’improvviso,

sono da voi così lontane! La gloria

vi dà un sorriso

fugace: il meglio onde disponga. Abbracci

corrono tra di voi, gesti giulivi.

Giovani siete, per la madre vivi;

vi porta il vento a sua difesa. V’ama

anche per questo il poeta, dagli altri

diversamente – ugualmente commosso