Il gioiello del PSG, acquistato per 60 milioni dal Rennes, ha celebrato in anticipo il suo compleanno con una prestazione da sogno nella finale di Champions
Fino all’ultimo momento, Luis Enrique ha tenuto tutti con il fiato sospeso. La scelta tra Doué e Barcola ha rappresentato il più classico dei dubbi amletici per il tecnico asturiano, che ha trascorso due notti insonni prima di sciogliere la riserva. Una decisione che si è rivelata geniale e che ha contribuito in modo decisivo alla conquista della prima Champions League nella storia del club parigino.
Un regalo di compleanno anticipato
Mentre il mondo del calcio si aspettava di vedere Barcola, autore di una doppietta nella recente finale di Coppa di Francia contro il Reims, l’allenatore spagnolo ha sorpreso tutti schierando il giovane talento francese, che tra pochi giorni compirà 20 anni. Un regalo anticipato che Doué si è fatto da solo, ribaltando le sorti della partita con giocate di rara qualità e dimostrando una concretezza che è mancata persino a fenomeni del calibro di Yamal nelle semifinali.
Nato ad Angers il 3 giugno 2005, il giovane prodigio si è reso protagonista di una prestazione memorabile, contribuendo in maniera decisiva a far entrare il Paris Saint-Germain nella storia del calcio francese. I parigini sono infatti diventati solo la seconda squadra transalpina a conquistare la massima competizione continentale, 32 anni dopo il Marsiglia che sconfisse il Milan nel 1993, curiosamente sempre a Monaco di Baviera.
Un investimento che già ripaga
Nell’estate del 2024, il PSG ha investito una cifra considerevole per assicurarsi le prestazioni di Doué: ben 60 milioni di euro versati nelle casse del Rennes, club noto per la sua capacità di lanciare talenti (tra cui Ousmane Dembélé). Un esborso che molti consideravano eccessivo per un ragazzo con appena due stagioni di esperienza tra i professionisti, ma che si sta rivelando uno dei migliori investimenti nella storia recente del club.
Il suo curriculum parla chiaro: debutto in prima squadra a soli 17 anni, 57 presenze e 7 reti in Ligue 1 nelle sue prime due stagioni. Numeri significativi che hanno convinto la dirigenza parigina a puntare su di lui come uno dei pilastri del nuovo corso, inaugurato dopo l’addio delle grandi stelle che avevano caratterizzato l’era precedente.
Personalità e versatilità: le chiavi del successo
Ciò che colpisce di Doué non è soltanto il talento tecnico, ma anche la maturità mostrata dentro e fuori dal campo. Luis Enrique apprezza particolarmente il suo carattere posato, la capacità di mantenere un profilo basso lontano dai riflettori e di far parlare principalmente le sue prestazioni sul terreno di gioco.
La sua versatilità tattica rappresenta un’altra caratteristica fondamentale: può giocare come esterno offensivo, trequartista o seconda punta, adattandosi perfettamente alle esigenze della squadra. Come ha dichiarato lo stesso Doué in passato: “Sono un giocatore offensivo, ma ho imparato a giocare più in profondità. Ho acquisito gli aspetti difensivi essenziali al livello più alto. Un attaccante deve sapere come difendersi, pressare e saper cambiare posizione”.
Una famiglia di talenti
Il calcio scorre nelle vene della famiglia Doué. Suo fratello Guela è un affermato terzino dello Strasburgo, mentre suo cugino Yann Gboho milita come centrocampista nel Tolosa. Ma la curiosità più interessante riguarda lo zio, Nourmandiez Desiré Doué, ex arbitro ivoriano che ha scritto un pezzo di storia: è stato infatti il primo direttore di gara di origine ivoriana a dirigere una partita in un Mondiale, fischiando in Cile-Australia e Francia-Ecuador durante Brasil 2014.
Dal 2022, lo zio ricopre anche un ruolo di prestigio come responsabile del settore arbitrale della Confederazione Africana di Calcio (CAF). Una famiglia di talenti che ora può vantare anche un campione d’Europa tra le sue fila.
Il simbolo di una nuova era
La vittoria del PSG in Champions League segna non solo un trionfo sportivo, ma anche la validità di una nuova visione. Dopo l’era delle “figurine” – caratterizzata dagli ingaggi stellari di Mbappé, Neymar e Messi – il club parigino ha abbracciato una filosofia diversa, puntando su giovani di qualità a cui dare fiducia e responsabilità.
Doué rappresenta l’esempio perfetto di questa evoluzione, dimostrando come anche i ventenni possano essere decisivi ai massimi livelli, quando supportati da un ambiente che crede in loro. Una lezione che in Italia si fatica ancora ad applicare – spesso giustificando questa ritrosia con la presunta mancanza di talenti – ma che all’estero sta producendo risultati straordinari.
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Mentre i tifosi dell’Inter elaborano la delusione della serata bavarese, potrebbero trovare utile consultare una guida sui migliori giocatori nerazzurri per il Fantacalcio, iniziando già a pianificare strategie per la prossima stagione che vedrà la squadra impegnata a riscattare questa cocente delusione europea.