E’ bello sapere che il calcio occupi posti di importanza aulica anche nel mondo della poesia. La narrazione romanzata ha avuto già modo di essere presentata al mondo come a questo sito, così come è grande il pathos per la giocata sportiva come a questo sito. Grazie a Umberto Saba, il calcio è riuscito a raggiungere anche molti scettici, unendo classi sociali diverse, insieme a seguire il gioco che ufficialmente ha in se anche la poesia.
Ecco le poesie bellissime di Saba sul calcio, poco da aggiungere: buona lettura!
1. Squadra paesana
Anch’io tra i molti vi saluto, rosso-
alabardati,
sputati
dalla terra natia, da tutto un popolo
amati.
Trepido seguo il vostro gioco.
Ignari
esprimete con quello antiche cose
meravigliose
sopra il verde tappeto, all’aria, ai chiari
soli d’inverno.
Le angoscie
che imbiancano i capelli all’improvviso,
sono da voi così lontane! La gloria
vi dà un sorriso
fugace: il meglio onde disponga. Abbracci
corrono tra di voi, gesti giulivi.
Giovani siete, per la madre vivi;
vi porta il vento a sua difesa. V’ama
anche per questo il poeta, dagli altri
diversamente – ugualmente commosso
2. Tredicesima partita
Sui gradini un manipolo sparuto
Si riscaldava di se stesso
E quando
Smisurata preghiera, il sole spense
Dietro una casa il suo barbaglio, il campo
Schiarì presentimento della notte.
Correvano su e giù le maglie rosse,
le maglie bianche, in una luce d’una
strana iridata trasparenza. Il vento
deviava il pallone, La fortuna
si rimetteva agli occhi la benda.
Piaceva
Essere coì poco intirizziti
Unuiti,
come ultimi uomini su unmonte,
a guardare di là l’ultima gara.
3. Tre momenti
Di corsa usciti a mezzo il campo, date
prima il saluto alle tribune.
Poi,quello che nasce poi,
che all’altra parte rivolgete, a quella
che più nera si accalca, non è cosa
da dirsi, non è cosa ch’abbia un nome.
Il portiere su e giù cammina come sentinella.
Il pericolo lontano è ancora.
Ma se in un nembo s’avvicina, oh allora
una giovane fiera si accovaccia
e all’erta spia.
Festa è nell’aria, festa in ogni via.
Se per poco, che importa?
Nessuna offesa varcava la porta,
s’incrociavano grida ch’eran razzi.
La vostra gloria, undici ragazzi,
come un fiume d’amore orna Trieste.