C’era una volta una bambina con due enormi occhi marrone scuro che gli riempivano tutto il viso. La sua mente adorava fantasticare! Bastava sdraiarsi su un prato, guardare una nuvola e iniziare a sognare ad occhi aperti.
Fu proprio durante uno di questi momenti che successe una cosa strana. Marie, questo era il suo nome, durante una giornata autunnale era seduta sulla battigia a osservare l’orizzonte. Era incantata dall’andare e venire dell’acqua e cercava di indovinare la vita marina sotto le onde. Pesci dai mille colori, anemoni, alghe e coralli che rallegravano il fondo marino. C’erano anche dei pesci che si dedicavano al giardinaggio, spuntando le piante e sistemandole per creare meravigliose macchie di colore.
Mentre lasciava correre la sua immaginazione, in automatico trasse dalla tasca un panino, lo spacchettò e incominciò a sbocconcellarlo. Fu un’improvvisa presenza al suo fianco a riportala alla realtà, si volse di lato e si accorse che accanto a lei si era accovacciato un gabbiano: stavano guardando insieme l’orizzonte!
Marie prese un pezzo del panino e lo allungò al gabbiano. Lui, con delicatezza inusuale per li gabbiani, prese il boccone senza neppure sfiorare le dita della bambina. Insieme consumarono il panino, sempre scrutando l’orizzonte. Finito di mangiare, Marie si aspettava che il volatile fuggisse via, invece fece una cosa strana: incominciò a dare delle piccole becchettate ai piedi della bambina.
L’orizzonte si stava facendo scuro e quel gioco di colori attirava ancora di più Marie: il cielo e il mare insieme stavano indossando tutte le tonalità di grigio e azzurro incupendosi sempre di più. Il gabbiano, però, distraeva il fantasticare di Marie, continuando a becchettarle i piedi e facendola arretrare sempre di più per sfuggire alle sue beccate. All’improvviso il gabbiano si rizzò sulle zampe, spalancò le ali sbattendole minacciosamente e incominciò a emettere dei gridi lancinanti. Marie si prese paura, è scappò, dirigendosi verso la pineta. Il gabbiano continuò a seguirla. Superati gli stabilimenti e arrivata all’ingresso della pineta si fermò un attimo con il fiato in gola. Si girò verso il mare. Il gabbiano era ancora vicino a lei ma quello che la terrorizzò, non fu la sua presenza. Il cielo, in un attimo era diventato nero come la pece, le nuvole gonfie e irose, il vento si era alzato improvviso e una grossa onda stava gonfiandosi al largo: una massa d’acqua che fece diventare ancora più grandi gli occhi di Marie! Il gabbiano tornò a becchettare la bambina che a quel punto capì che il suo intento era quello di metterla in salvo. Ricominciò a correre a perdifiato, fino a raggiungere la strada principale, giusto in tempo per sentirsi lambire i piedi dall’acqua fredda dell’onda che era arrivata sulla terra e aveva percorso tutta la spiaggia e la pineta, esaurendosi proprio sul bordo della strada, per ricordarle il pericolo scampato. Marie d’istinto prese il gabbiano e lo abbracciò, come un salvatore, e lui non si oppose a questo gesto. Una volta posato a terra, lui le diede un’ultima beccatina sulla punta della scarpa e spiccò il volo. Marie tornò a casa di corsa e raccontò la sua avventura, ma nessuno gli crebbe “perché la fantasia – dissero – non può andare d’accordo con la realtà!”