Il cammino della medicina ha reso la ginecologia sempre più smart

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Le nuove frontiere delle cure mediche ai problemi femminili

Le problematiche di natura medica femminili sono molteplici, e tutte richiedono particolare attenzione, anche perchè ogni caso ha sempre un suo decorso e un suo specifico evolversi; i dati statistici ci mostrano che in Italia vengono eseguite all’incirca 70mila isterectomie, di cui una parte sono interventi chirurgici per la rimozione dell’utero in seguito a malattie benigne come fibromi e prolassi,  e una parte sono interventi necessari per eliminare formazioni maligne, ovvero tumori.

La tecnologia al servizio della salute

Un numero elevato di interventi che si sommano anche a più semplici operazioni in day-hospital per  la rimozione di cisti e tumori ovarici e diverse  indagini diagnostiche, porta la chirurgia ginecologica ad essere uno dei campi principali di intervento chirurgico in Italia, un comparto molto attivo per il quale numerose  innovazioni tecnologiche, dalla microlaparoscopia alla robotica fanno ogni giorno un passo avanti, e portano avanti i metodi di cura e di assistenza alle donne con patologie ginecologiche. Un impegno importante per dare alle pazienti la migliore assistenza possibile e percentuali di guarigione sempre più alte;  riducendo cosi le complicazioni, i tempi di degenza e il dolore che è sempre la parte più dura per le pazienti.

Interventi mirati e grande professionalità

il Dott. Maurizio Rosati, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale Regionale di Pescara, che è un noto centro famoso per l’eccellenza dei metodi e degli strumenti di cura; in una recente intervista informativa rilasciata ai media ha dichiarato: “Pensiamo a quanto è cambiata la chirurgia dai suoi esordi a oggi. In particolare la chirurgia ginecologica è stata per 130 anni appannaggio di tecniche tradizionali come la laparotomia e l’approccio vaginale, caratterizzati da ampie incisioni, con il relativo rischio di complicanze sia in fase di intervento sia durante la degenza post operatoria”

Da interventi lenti e difficoltosi a una chirurgia efficace e smart

Ripercorrendo all’indietro i metodi di cura vediamo che circa 30 anni fa  incidere e “aprire” era spesso l’unico modo per un chirurgo in sala operatoria per individuare il problema e agire di conseguenza; di seguito lo sviluppo dell’ottica ha permesso  di ispezionare l’interno dell’organismo in modo più discreto, meno invasivo. Dalla laparotomia, insomma, si è passati alla laparoscopia, un approccio molto meno traumatico che in praticati consiste in un insieme di piccoli fori nell’addome delle pazienti per permettere il passaggio del laparoscopio, ovvero  la lente ottica, e degli strumenti chirurgici.  Ma l’obiettivo e le innovazioni non si sono fermate lì, oggi è possibile praticare tagli sempre più piccoli che hanno la qualità di ridurre al minimo l’impatto e il trauma di un’operazione sulle pazienti, la strumentazione è minima ed efficientissima, e le operazioni definite mini-invasive, il chè significa dolore post operatorio ridotto, controllabile con semplici analgesici, un risultato estetico sempre ottimale, cicatrici infinitesimali e una rapida guarigione.

Testimonianze eccellenti

Un altra importante figura medica della ginecologia italiana, ovvero il il Dott. Eric Francescangeli, responsabile del servizio di Chirurgia laparoscopica mininvasiva dell’Istituto clinico Sant’Anna di Brescia, struttura di importante riferimento per la chirurgia laparoscopica, cosi come lo è la ginecologia a Foggia  ha cosi illustrato le nuove tecnologie: “Dal punto di vista del chirurgo questo significa avere un vantaggio nella gestione dell’operazione perché, banalmente, pinze più piccole producono un insulto tissutale inferiore, con minori perdite di sangue e complicanze, a beneficio della paziente. Inoltre perché l’impatto di un intervento in microlaparoscopia sia davvero minimo occorre utilizzare particolari insufflatori che soffiano un gas inerte nell’addome a pressione costante ma bassa, che dunque consente di vedere bene il campo operatorio senza gravare sulla perfusione degli organi”.

Fonte interviste: web